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Calcio e strisce: disegnate e sul campo

diegociorra
[STREAP- TEASE: FUMETTI  MESSI A NUDO]

diegociorraLa sacra liturgia è cominciata! Le folle adoranti riunite per celebrare in religioso silenzio il miracolo che si compie! Perché una volta ogni due anni tutto il mondo si ritrova concorde nel sostenere che la terra è rotonda e rotola…

Sì, sono iniziati gli Europei di calcio, l’ultimo, vero, grande rito collettivo dei nostri tempi, insieme ai Mondiali ovviamente!

Esistono tre tipologie di rapporto con il Dio pallone: gli adoranti, fedeli non solo alla propria nazionale ma anche a tutto ciò che le fa da antipasto, contorno e dessert; gli agnostici, che a chi domanda loro se stanno seguendo gli Europei rispondono che sì, hanno seguito gli europei di ginnastica ritmica ma si attendevano risultati migliori dalla rappresentativa italiana; infine i vedenti non praticanti, che sono la maggioranza. Sono quelli che in fondo si divertono a guardare le partite in compagnia, magari al bar, dove anche gli sconosciuti sono uniti dal tifo comune. Sono quelli che della manifestazione sportiva apprezzano i tifosi sugli spalti con i visi colorati, uscire prima dal lavoro con la scusa della partita dell’Italia, e la possibilità di prendersi in giro con amici e parenti francesi, tedeschi o spagnoli sulle rispettive fortune calcistiche. In genere sono quelli che, come me, quando le emozioni durante il match latitano, iniziano a viaggiare con la mente davanti il televisore, contando quanti secondi restano sui cartelloni a bordo campo gli sponsor prima di cambiare o chiedendosi come facciano i calciatori a non buscarsi il raffreddore quando piove a dirotto.

Durante il triste esordio dell’Italia con l’Olanda, contagiato dalla delusione generale, invece di iniziare ad estraniarmi per ragionare sui massimi sistemi di cui sopra, ho iniziato a riflettere su come anche veri e propri miti calcistici, come la formidabile difesa dell’Italia catenacciara, siano destinati prima o poi a tramontare… e pensare che eravamo talmente identificati in questo ruolo che anche nel famoso manga di Holly e Benji gli italiani erano i migliori difensori del mondo!
Ricordate il cartone animato? Era tratto dal manga Capitan Tsubasa di Yoichi Takahashi, che nel 1981 aveva dato vita all’epopea del giovanissimo Tsubasa Taro, destinato a diventare il più forte calciatore giapponese di sempre, e uno dei migliori al mondo! L’anime è stato trasmesso periodicamente dalle reti Mediaset ed è dunque trasversale a più generazioni di telespettatori, come a decretarne un carattere didascalico degno delle favole di Andersen; è rimasto celebre per le partite combattute con un furore agonistico quasi gladiatorio che spingeva i protagonisti a rischiare l’incolumità fisica pur di battere l’avversario, per le corse in contropiede che potevano occupare anche diversi episodi e per i tiri da centrocampo eseguiti portando indietro la gamba fino ai limiti consentiti, con un movimento più da etoile della Scala che da giocatore di pallone. Va detto che forse è uno dei rari casi in cui il materiale di partenza, il fumetto, risulta più fiacco della versione animata, ben più a adatta a dare vita all’epicità delle fasi di gioco così come le immaginava l’autore. Il manga risulta alla lunga ripetitivo e noioso, ma anche chi non è un fan della serie potrebbe trovare qualche motivo di curiosità sfogliandone i volumetti. Ad esempio nelle serie successive al campionato nazionale, molti personaggi della serie espatriano dalla lega nipponica per approdare nei migliori club europei e sudamericani: il rispetto per la tradizione calcistica italiana è palese nelle citazioni a numerosi campioni del nostro paese e alle nostre squadre. Purtroppo per motivi legati a contenziosi con la Fifa, la Star Comics ha sentito la necessità di modificare nomi di squadre e giocatori, e così l’Inter è diventata Interland, la Juventus Juvenile, la Sampdoria Sampdoriana, Baggio Gaggio, Gullit Fullit, Maradona Saradona, come capita in parecchi videogiochi. Resta il gusto di vedere una lunga parte del manga ambientato nel nostro paese e nella serie A, dove i campioncini del Sol Levante spiccano per doti atletiche e morali sugli altri. Touchè!

Continuando la digressione fumetto-calcistica, penso che molti avranno notato come da qualche anno imperversino le versioni disneyane di tante star del pallone, da Papertotti a QuaQua, per arrivare all’intera nazionale di Donadoni, protagonista della storia “Zio Paperone e l’Eurofurto calcistico”, pubblicata sul numero della prima settimana di Giugno. Purtroppo devo ammettere che l’insistenza con cui si ripetono operazioni del genere sul settimanale del topo mi fa sospettare che non siano dettate dalla volontà di intrattenere ed educare i piccoli lettori, quanto da studiate operazioni pubblicitarie, amplificate dal servizievole Mollica di turno. Oltre che da un evidente penuria di idee che ormai affligge gli scrittori.

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