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Kitsch: riscrivere l’esistente artistico

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[ARTI VISIVE]

kitschIl kitsch sembra aver invaso ogni ambito della vita dell’uomo contemporaneo: è il comune denominatore di tante tendenze disparate e opposte, di mode e di linguaggi formali effimeri e contraddittori che si alternano ormai  rapidamente, sulla scena dell’arte contemporanea. A differenza di altre tendenze artistiche, il kitsch ha saputo comunicare con l’uomo qualunque, diventando un’estetica di tutti i giorni, adatta a tutti. Il kitsch piace all’uomo di massa perché è fatto da lui stesso, perché è un fenomeno di quantità per definizione.

Come scrive l’insigne critico d’arte Gillo Dorfles :” l’uomo intride di arte – sia pur deteriorata – ogni elemento della sua quotidianità, magari senza avvedersene“.
Tuttavia, quello del kitsch può essere un concetto molto esteso: può costituire il denominatore comune per leggere fenomeni distinti e diversificati, altrimenti non decifrabili; può esprimere  una ricerca d’identità, una chiave di lettura del mondo d’oggi, una nuova avanguardia, con il suo linguaggio denso di significati, aperto agli apporti che arrivano dal basso, dalla vita, dal quotidiano. Il kitsch è, quindi, una finestra aperta sul mondo quotidiano, è analisi del presente, espressione artistica secondo una nuova estetica, è un nuovo modo di riscrivere l’esistente artistico.

Uno dei tanti aspetti del kitsch da poter prendere in considerazione è la rivalutazione e l’esaltazione dell’oggetto della quotidianità, spesso banale o addirittura scarto, rifiuto. Il kitsch è un’ingiuria artistica, lo si sfugge, ma si finisce per ricadervi, perché esso è rischio e fascinazione, catastrofe annunciata e seduzione, bellezza del brutto, quotidianità.
Il kitsch diventa spesso l’arte del mostrare; in esso ogni cosa vuole apparire, vuole manifestarsi. Il kitsch rende tutto palese, evidente, dice tutto di sé, senza lasciare alcuno spazio all’immaginazione del fruitore.

Secondo il filosofo Baudrillard “all’estetica della bellezza e dell’originalità, il kitsch oppone la sua estetica della simulazione: dovunque esso produce gli oggetti più piccoli o più grandi del naturale, imita i materiali (stucco, plastica, ecc.), scimmiotta le forme o le combina in modi disperati, ripete la moda senza averla vissuta […]”.

Il kitsch è anche “trasferimento di valori”: nobilitazione di oggetti dozzinali, destituzione e avvilimento delle qualità artistiche di capolavori. E ancora Dorfles ben spiega:” […] la Gioconda di Leonardo usata come reclame di medicinali, una celebre Madonna che, riprodotta dozzinalmente, decade al rango di una bondieuserie […]. Ma si dà anche il caso opposto […]: ecco ad esempio il soprammobile decisamente di gusto desueto, anzi esplicitamente kitsch, elevato al rango di sofisticata preziosità per la sua inclusione in una raccolta di pezzi rari, accanto ai capolavori antichi o esotici coi quali sia stato ‘intonato’ cromaticamente […]”.

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