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FOTOGRAFIA_ Attimi irripetibili

fino_in_fondo_Montecchi

fino_in_fondo_MontecchiTrionfo del bianco e nero nella seconda serata del MArteLive 2011. L’unico scatto a colori era quello di Agnese Eva Montecchi, la discendente dell’eroe shakespeariano si distingue anche da se stessa. Nella serie di scatti presentati spicca un naso scacchiato, il vetro comprime l’acqua e il volto ed è il primo scatto della collettiva che ci accoglie, gioioso e divertente come un ricordo bloccato dalla Montecchi.


“Cammino per strada e sono affascinata dagli affetti che sono manifestati e, forse, adesso non più sentiti”, così la Montecchi spiega come si sviluppano i suoi soggetti. Il suo progetto, che appare gioioso come gli occhi vivaci di chi ha realizzato gli scatti, ha in realtà un fondo di malinconia. Gli Attimi irripetibili sono dei momenti che nascondono una mancanza. La Montecchi cerca di riempire la pagina e l’intero scatto con una necessità che è quasi didascalica, come se la gioia intravista dovesse essere fermata non per una semplice illustrazione di questa, ma con lo scopo di voler insegnare alla frenesia della vita.

Il giovanissimo Flavio Lenoci, diciannove anni, invece è lentissimo con il suo obbiettivo. Come la EVOLUZIONI_LenociMontecchi anche Lenoci si lega alla fotografia grazie alla città di Valencia, la modernità dell’architettura di Calatrava colpisce l’immaginario e trasforma l’osservatore in fotografo. Lenoci però segue un altro sviluppo rispetto alla fotografa precedente e sembra mutare gli attimi rallentandoli con il bianco e nero.
“Il bianco e nero estranea dalla realtà visiva, non è più uno strumento per rappresentarla. Il senso della foto è il significato che assume la persona nell’ambiente, anche per questo deve essere sola”.
Lenoci rappresenta una scenografia con un suo protagonista: l’uomo nello spazio; ed ecco l’influenza del viaggio e dell’incontro con l’arte. Ci piace immaginare che opere come il Paseo de las Esculturas (Viale delle sculture) sia diventato, per i suoi avventori, la rappresentazione di uno spazio occupato da materia. Qui gli alberi si confondono con il corpo costruito e così l’architetto insegna al fotografo come si costruisce uno spazio. Lenoci sembra molto influenzato da questo tipo di architettura anche quando si sofferma per spiegare le Evoluzioni: uno scimpanzé in un quadro e un uomo che si allontana, anche quando lo spazio diventa metafora e la costruzione dell’immagine è ben ferma pur indicando il movimento. I suoi soggetti sono Soli per vivere una distanza da quello che li circonda.

SeraleLucrezia Serale ne Le vite degli altri annulla questa distanza. Il bicromatismo di questa fotografa è vero, sincero, pulsante e vivo! Le immagini sgranate dell’analogico dilatano lo sguardo di una bambina, fermano il movimento oscillatorio dell’amaca. Il racconto di un’esperienza in Venezuela nel maggio 2010 diventa non un semplice reportage, ma un incontro con le persone. La Serale non racconta, piuttosto vive. Gli scatti sono empatici, sentiti e il bianco e nero qui non è distanza, ma rispetto per il contorno.
“Mi sono divertita a immortalare un momento surreale come la signora che ha il cellophan in testa in una situazione totalmente familiare, pur trovandosi in un ristorantino e ho avuto soggezione di fronte a quel bambino che chiedeva l’elemosina”. La Serale entra ne Le Vite degli altri, con assoluta delicatezza, quasi in punta di piedi per riportare le emozioni.

Massimiliano Petricca con la macchina fotografica, invece, trasforma l’emozione, la porta labirinto_Petriccaall’ennesima potenza e abbandona totalmente ogni forma di controllo e di razionalità. Per rappresentare La sensualità, Petricca usa il mondo animale e le sue forme per leggere il corpo di una donna, una preda e una cacciatrice. Le forme della modella servono non per avvicinare l’osservatore ma per leggere un istinto.
“Esco dagli schemi con linee dure per rendere la sinuosità del corpo femminile”. Le movenze diventano feline nel presentarsi allo spettatore che diventa come la preda per un rapace. Petricca, infatti, racconta come abbia iniziato a fotografare gli animali per arrivare all’umano solo in secondo momento, e nella donna forse trova il punto di congiunzione tra l’umano e il ferino.
Tante sfumature in due soli colori, il bianco e  nero non rappresenta solo due estremi, ma si riempie di sfaccettature e crea lo spazio fisico per accogliere una maggiore capacità di immaginare e quindi di rappresentare la carnalità, la compassione, la festosità, e la distanza.
Quattro sentimenti in due colori sul rosso accesso del secondo martedì di un maggio che diventa artistico grazie al MArteLive.

Rossana Calbi
Foto per gentile concessione degli autori

10 maggio, Agnese Eva Montecchi, Flavio Lenoci, fotografia, Lucrezia Serale, martelive 2011, martemagazine, Massimiliano Petricca, Rossana Calbi

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