Allestendo con corpo e voce un saliscendi emozionale tipico dello sperimentatore di stati alterati, tra estasi paniche e sprofondamenti nei più cupi pensieri, tra abbagli e visioni, tra tenerezze barcollanti e rabbia che scoppia improvvisa, tra trasalimenti dello sguardo e un vago procedere tra “ritagli sonori, sperimenti e strappi”, accompagnato e marcato con esattezza in tutti i suoi passi dal gioco di luci e ombre messo a punto da Giovanna Bellini, la ricerca di Bottoni ci ha spinti fino a capire che l'aria da respirare è proprio quella che ci manca, asfissiati tra futuro oscuro e passato che non torna come (mai) è stato. tra

L'aria da respirare è proprio quella che ci manca, asfissiati tra futuro oscuro e passato che non torna come (mai) è stato. C'è lo sguardo del desesperé courbettiano, quello del folle all'ultima spiaggia, con la fronte sudata e gli abiti stentatamente eleganti quanto logori. C'è il rapido capovolgersi delle apparenze nel loro contrario (vedi l'amato scheletro d'una venere essiccata dal tempo, o ancor più l'ambigua e androgina entrata in scena di Flavio Arcangeli). C'è la fatica di vivere, quella di chi al lavorare e

E il posto che sembra oggi riservato alla poesia sembra emergere in una eclatante parodia del recitar solenne, con l'attore stesso che, seduto su poltrona girevole, con cuffie alle orecchie e maxischermo tv acceso, declama versi trangugiando sonoramente patatine, con le casse dietro le nostre orecchie ad amplificar la sublime vacuità del tutto.
Salvatore Insana