ROMA- 8 luglio, la Compagnia Suite Española ospite di Invito alla Danza edizione 2011 nella sede storica di Villa Pamphilj: un trionfo libero da orpelli, "autentico" in ogni gesto, movimento e nota musicale. Un flamenco che recupera la sua antica genuinità, per trasmetterne la sua essenza attraverso emozioni provenienti dal profondo dell'anima.
ROMA- Un quasi sconosciuto poeta israeliano vissuto nella prima metà del nostro secolo disse che “l’emozione che procura una forma d’arte, che essa sia danza, musica o pittura è la perfetta dimostrazione di come il destino voglia portare felicità ed estatica beatitudine nelle vite degli uomini”. Vivere un’emozione può rendere diversi, ma raccontarla può voler dire intraprendere un viaggio oscuro, pericoloso, ma al tempo stesso affascinante e descrivere a parole l’emozione procurata da 90 minuti di flamenco è ancora più arduo.
Diana esaudì il desiderio della ninfa Aretusa e per salvarla dalle mire di Alfeo, la trasformò in una sorgente portandola in Sicilia, a Siracusa, nell’isola di Ortigia. Alfeo nel frattempo la cercò ovunque e il desiderio carnale stava lasciando posto all’amore e gli dei spinti dalla compassione, con Giove stesso in testa, gli permisero si raggiungere la sua amata, ma ad un patto: che Alfeo scavasse un sotterraneo dal Peloponneso fin nel porto di Siracusa attraverso il mare Ionio.
ROMA- La signorina Else è altera e timida, la signorina Else è sicura e tremante, è matura e adolescente, è romantica e cinica, spavalda e disillusa. La signorina Else è ogni donna, è la doppia faccia della femminilità, della ragazzina che ha voglia di diventare grande, con le sue ansie e le sue angosce, con i suoi monologhi interiori e le sue paure, è tutto e il contrario di tutto.
Rossella Rubia è la prima stilista all’opera nella quarta serata del MArteLive. Dalla sala Momotombo a luci soffuse e con quattro modelle-ballerine ha inizio la sua performance.
Di fronte alla ninfa Aretusa, i vortici d’acqua da informe liquido presero forma umana nel corpo di Alfeo, che preso da tanto amore iniziò a guardarla con occhi languidi da innamorato. Aretusa, spaventata, corse fuori dall’acqua scappando e lasciando le vesti fra i rami del salice mentre Alfeo quasi la raggiunse. La ninfa allora pregò la dea Diana affinché la salvasse portandola lontano, preservando così la sua purezza.
La giornata era afosa e le acque del fiume così limpide e fresche che Aretusa si tolse le vesti adagiandole su un tronco di salice piangente e si immerse con grazia nel fiume Alfeo. Ma l’acqua intorno a lei iniziò a formare dei piccoli vortici che sembravano danzare, come se l’acqua volesse accarezzarla…
Si dice che Aretusa, figlia di Nereo e Doride, fosse una ninfa di straordinaria bellezza. Al seguito di Diana, mentre inseguiva caprioli e daini, si allontanò dalle sue compagne in cerca di frescura per immergersi nelle acque del fiume Alfeo…
ROMA- Una vera tragedia in puro stile greco antico, ma rivisitato e corretto alle negazione dell’essere dei giorni nostri, Koroibos, lo spettacolo della Compagnia Whycompany, scritto da Gennaro Francione, andato in scena lo scorso 2 e 3 aprile presso l’Auditorium Paolo Stefanelli di Roma.