Questo libro parte da un assunto piuttosto opinabile: che sotto ogni camicia a righe bianche e blu batta un cuore da macho, mentre le donne sanno benissimo quanti ometti popolino il mondo. Personaggi molli, informi, a volte viscidi e gelatinosi con macchia e paura in abbondanza.
La prossima volta che invitate qualcuno a salire a casa vostra per mostrare orgogliosi la vostra collezione di farfalle, francobolli, sottobicchieri, bustine di zucchero intestate (vi giuro che c’è chi lo fa, hanno anche un sito www.zuccherolandia.com), non cercate altro sottofondo musicale che non sia questo disco dei Mardi Gras.
Continua a crescere “Meridianonero”, la collana noir di Meridiano Zero. E continua con un altro titolo che porta al centro dell’attenzione la narrazione in sé, ovvero un testo di gradevole intrattenimento e di lettura facile e scorrevole.
Cuba non è solo un’isola. Per alcuni è la speranza di un’alternativa nell’ordine mondiale. Per altri un ennesimo fallimento della Storia. Comunque la si guardi, Cuba non può lasciare indifferenti. In nessun modo.
La leggenda della verità è un libro ambizioso fin dal titolo, un libro che si propone di essere il racconto di un film commentato da due amici, Ricco e Mattya. I due, armati di “sigarette e whisky”, guardano il “buon film” il cui protagonista è Xavier, sorta di rampollo della buona società di Barcellona, dalle cui vicende cercano di trarre preziosi insegnamenti sulla verità.
“Ho inventato una parolina: isolitudine. Isola e solitudine insieme. Da questo siamo dominati, noi siciliani: da una parte ci sentiamo rassicurati dal mare che ci avvolge come un ventre materno, dall’altra amputati di ciò da cui siamo esclusi. Presi da un sentimento insieme di claustrofilia e di claustrofobia.” Gesualdo Bufalino
Giovani menti brillanti cercansi per grande progetto.
Inviare busta affrancata a Casella Postale 2300, Edimburgo
Sono giovani carini e disoccupati. Anzi no. Sono giovani, brillanti e alla ricerca di una svolta nelle loro vite. Hanno tutti circa vent’anni e in comune molto più di quanto possano immaginare.
“Come è possibile oggi il romanzo, visto che ci è negato il tragico. Come è possibile persino il pensiero del romanzo, visto che manca il sublime. Visto che esiste soltanto il quotidiano, con tutta la sua prevedibilità o ancora peggio con l’insopportabile mistero di devastanti casualità. Il quotidiano nella sua mediocrità, solo qui traspare il tragico e il sublime. Nella mediocrità del quotidiano.”
Lo scorso 25 febbraio l’Init Club di Roma ha ospitato un evento letterario-culturale-musicale per intenditori. Una di quelle cose che se vi piacciono, vi piacciono davvero tanto, senza mezze misure.
Massimo Zamboni (ex CCCP e CSI) ha prsentato la riedizione, presso NdA, del suo libro In Mongolia in retromarcia; e lo ha fatto con letture, musica e immagini di Berlino. Di quella Berlino. Lo abbiamo incontrato poco prima che salisse sul palco.
La prima cosa che ti volevo chiedere è anche una curiosità personale.
“Questo lavoro di ricerca è nato dall’esigenza di raggiungere con la ragione tutto ciò che la musica e le parole di Vinicio Capossela comunicano di solito, e più appropriatamente, rimandando alle possibilità evocative della musica e delle parole.