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Dente + Le luci della Centrale Elettrica @ Circolo degli Artisti

[MUSICA]

E’ una serata piuttosto straripante quella di lunedì 8 dicembre al Circolo degli Artisti di Roma, con il freddo che penetra sotto al cappotto. Non è l’unica stranezza della serata: dentro al camerino, ci sono i due cantautori che più hanno influenzato questo 2008: Dente, eterno romantico, continua il suo viaggio esplorativo verso il cuore delle persone. Sfornato l’album d’esordio Non c’è Due Senza Te s’avvia verso il duemilanove con un nuovo album pronto in tasca, questa volta non di sola chitarra e voce come fu per il debutto, ma con una vera e propria band ad accompagnarlo.

Vasco Brondi alias Le Luci della Centrale Elettrica è oramai alla sua quarta serata in quel di Roma, il suo album prodotto dall’indie “Tempesta Dischi” ha appena ottenuto la Targa Tenco come Migliore Opera Prima ed ha acceso un faro enorme sull’ottima produzione indipendente del nostro paese.

Dente è già sul palco, puntuale, accompagnato dal Sig.Solo alle tastiere, inizia il concerto con una lunga introduzione, come suo solito, ed è davvero lodevole questo suo presentarsi alla folla, quei minuti preziosi per una “spalla”, quei minuti per suonare almeno un pezzo e che invece lui dedica sempre a creare un rapporto con il pubblico, divertendo, incuriosendo, riuscendo ad ottenere un’attenzione maggiore. Comincia con una dolcissima “Canzone di non amore” e incalza subito con la sempreverde “Baby Building”; le persone che man a mano affollano la sala del Circolo non ascoltano attentamente, c’è un forte brusio e le canzoni, purtroppo, si perdono in un set davvero troppo minimal e poco enfatizzato dalle casse. C’è anche spazio per qualche nuovo pezzo contenuto nel cd in uscita il 14 febbraio, poi, il palco è tutto per l’headliner.

Qualche minuto d’attesa, poi Giorgio Canali, suo fedele compagno di viaggio, ex CCCP, è sul palco con tutta la sua aura da cinquantenne consumato, con le sue All Star anacronistiche quanto mai, con la sua Les Paul nera così caratterizzante da commuovere. Poi entra Vasco e c’è un lungo applauso, poi silenzio, tutti attenti per carpire anche la più piccola nota della sua chitarra. E si inizia subito. Ed è una sala che canta in coro ma a bassa voce, è il miracolo di un ventiquattrenne dai capelli tagliati male, è quello che non sarebbe più accaduto dopo la grande ondata dei cantautori storici italiani; qualcuno chiude gli occhi, qualcuno urla con lui, ma sono sentimenti di periferia, di lotta, freddo che è passato, o sta passando, sulla pelle di tutti.
Ed il concerto appare diverso dagli altri: c’è spazio per il suo libro Cosa Racconteremo di Questi Cazzo di Anni Zero, per i passi migliori, un reading ad inframezzare i pezzi; c’è più spazio per Canali, i due si scambiano i ruoli di cantante e primo chitarrista, ed è la prima volta che vediamo il buon Giorgio con una chitarra acustica. C’è più spazio nella sala per un pubblico che passa tranquillamente da una generazione all’altra, mai viste così tante persone adulte ad un concerto al Circolo.
Riguardo alle canzoni, escluso qualche piccolo cambio tattico e di protesta ad alcune parole, non c’è nessuna nuova traccia da ascoltare, piuttosto l’attenzione dei due sembra cristallizzata sul rendere il repertorio ancora più d’impatto, con un attitudine punk davvero forte.

All’uscita ascolto qualche discorso tra le sigarette immediatamente accese, e la voce è unanime, la preoccupazione costante: cosa ci aspetta nel prossimo cd delle Luci? Dopo tutta quest’attenzione mediatica sarà capace Vasco di raccontare ancora così bene il nostro tempo? Rischia qualcosa? Non dovrebbe fermarsi e basta?
Ma sono chiacchiere che si perdono dietro a me mentre m’allontano, mentre vado a stordirmi un po’ con i fumi dello smog…

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